sabato 6 gennaio 2007

Quando la Natura si Impone

Ci sono cose per cui noi non possiamo fare nulla, come le condizioni meteo in montagna, ce ne sono altre, invece, per cui si può fare molto ma con la giusta attrezzatura e preparazione tecnica.

Questo venerdì sul Gran Sasso, invece, la visibilità era al massimo cinquanta metri, se non meno, e per quanto riguarda il nostro equipaggiamento, beh, bastava vedere gli occhi dei due carabinieri a cui avevamo chiesto informazioni e sentire i loro commenti; dopo averci osservati dalla testa ai piedi uno ci dice, più o meno: "ragazzi, sù di neve ce n'è, non mi pare che voi abbiate gli scarponi adatti, questi sono per trekking estivi... c'è anche del ghiaccio a 2000m... almeno non c'è rischio di valanghe.".

Dopo questa batosta psicologica, nonostante il tempo e la nostra incerta preparazione, alle 9:30 cominciamo a salire da Prati di Tivo verso la Madonnina seguendo non un sentiero ben segnato come si converrebbe a dei bravi ragazzi alle prime armi, bensì i pali della seggiovia lungo la linea di massima pendenza.

Alla prima mezz'ora arriva subito la fatica ed il fiatone si fa sentire come poche altre volte. Dopo una breve pausa documentata dal video, ripartiamo verso il nostro obiettivo e scopriamo presto che, stranamente, il senso di fatica scema velocemente lasciando invece il posto al ghiaccio sulle rocce, alla precarietà degli appoggi, alla necessità di crearsi un sostegno sicuro per il piede sulla neve dura ad ogni passo dando calci al terreno ed a tutte quelle cose che rendono la montagna degna di rispetto.


Piano piano, dopo un ultimo pezzo di rocce e ghiaccio (una brutta combinazione con degli scarponcini estivi), quando la ragione ci dice che manca ormai pochissimo alla cima, arriva il momento di ogni escursione in cui la tentazione di tornare a valle si fa sentire, rafforzata dalla nostra ignoranza sulla discesa, dalla stanchezza e dalla visibilità bassissima che rende quell'obiettivo quantomai immaginario e lontano, ed in cui si formano contrasti nel gruppo tra chi vorrebbe continuare verso la cima e chi vorrebbe invece scendere.
A meno di non essere Messner e salire in solitaria l'Everest, il postulato su cui si deve basare ogni discussione in questi casi è, soprattutto per gruppi piccoli come il nostro, "rimanere uniti" e quindi quello che si decide deve valere per tutti. Da questo deriva che la decisione deve essere presa a maggioranza e se questa decide di scendere si scende. Si può certamente provare ad insistere un po' per convincere gli altri ma senza esagerare.
Volevo per questo chiedere scusa ai miei compagni di escursione, avrei dovuto sicuramente insistere di meno per continuare la salita ma, mi conoscete, sono un capoccione testardo e quando mi pongo un obiettivo verso il quale so di poterci arrivare, difficilmente mi accontento di meno, I'm sorry.

La discesa verso la valle è stata meno dura del previsto, e, soprattutto, più veloce della salita. Dopo poco più di un'ora, alle 13 circa eravamo in macchina bagnati, infreddoliti, stanchi ma felici. La cioccolata calda a fine giornata, poi, è stata la necessaria ciliegina sulla torta che concludeva una bellissima giornata di montagna passata tra amici.

Abbiamo imparato la necessità di avere un buon equipaggiamento e di seguire sentieri segnati, l'assoluta indispensabilità delle bacchette, a vivere la montagna in gruppo ed a conoscere un po' di più i nostri limiti e le nostre capacità. Da tutto questo, per me, può solamente scaturire un amore ed un rispetto ancora più forte per la montagna ed una voglia di fare sempre di più.

Se ora mi chiedeste: lo rifaresti? ti risveglieresti ancora alla 4:30? faresti ancora tre ore di macchina per arrivare in un posto dove nevica e non si vede ad un palmo per andare a faticare in salita?
Io risponderei: Quando si parte?

Album Fotografico:



1 commento:

G.T. ha detto...

| il postulato su cui si deve basare
| ogni discussione in questi casi è,
| soprattutto per gruppi piccoli come
| il nostro, "rimanere uniti" e |quindi
| quello che si decide deve valere per
| tutti. Da questo deriva che la
| decisione deve essere presa a
| maggioranza e se questa decide di
| scendere si scende.

Non direi. Ci si adegua a passo, limiti e preoccupazioni dell'anello debole, e nel dubbio si sceglie la soluzione più sicura. Sempre. Dalla traversata ad altissima quota, alla passeggiata nel bosco. A meno che il gruppo sia numeroso, senza però comportare maggiori pericoli per chi resta.


I canaloni sotto l'Arapietra, comunque, sono a 32°-35°, e sono valangosi (qui una testimonianza).

L'inverno presuppone attrezzatura e corsi, non facciamo i tirchi su certe cose...

Le scuse sono accettate, soprattutto se vengono da uno che pensava di fare la Normale al Corno Grande il cinque gennaio (che poi era un venerdì), tanta è la sua esperienza di montagna e di montagna invernale. Come la nostra, del resto. ;)
Per fortuna la montagna ci ha ridimensionato un po'.

Chapeau ai due alpinisti al Garibaldi, se sono tornati vivi.